lunedì 5 novembre 2012

La scuola delle cose rotte


Vivono sui bordi di un fiume, una strada sterrata costantemente infangata. Da un lato Casa Magone e dall'altra la scuola e il campo di pallone. Vanno da un lato all'altro di questo fiume che scandisce la loro giornata. 

Li accompagna qualche navigante, Adjaime, soprattutto, poi altri come Passos, quello che gli parla come farebbe un padre o un fratello. Lucia, che ascolta in silenzio e agisce con discrezione. Stefano, che si veste da africano, ma lavora da milanese. Roberto, che suona flauto e fisarmonica, dice Messa e bacia pallottole su croci di legno.

Poi spuntano qua e là volti amici, gente che regala ore o forse è il contrario, quei volti amici sono la' a fare in modo che le ore si trasformino da vuoti aforismi in regali concreti.

Tutti ruotano intorno a loro, i 28 della Magone-Margarida. Sono come calamite, hanno il potere di catturare attenzione, capacità di far riflettere, sono come una scuola ambulante vestita di stracci che tutti dovremmo frequentare. La scuola delle cose rotte, bucate, sporche, che prendono vita, che ritrovano uno scopo, una forma, una brillantezza.

Sono la scuola di chi non chiede, di chi ha i suoi talenti, la scuola delle vene scoperte, dei nervi che vibrano, dei muscoli che ti sostengono e delle lacrime che scorrono come si aprono i sorrisi, con irruenza.

Sono tutti e uno, uno e tutti. Sono coraggio e fragilità. Sono famiglia e sono soli. C'è amicizia e c'è interesse. C'è chi la strada ancora l'ha nelle vene e chi la vuole solo dimenticare. Chi ricorda di avere un padre o una madre e chi non ne vuole parlare. Chi racconta e chi fa fatica a rispondere, a guardare, a dire cosa è scritto nella propria memoria.

C'è la legge di natura, vince il più forte… o il più furbo. Poi, sotto la scorza dell'animale selvaggio, esce la pagina liscia del Vangelo, letto o ascoltato, dove a uno schiaffo si offre l'altra guancia, ma non sempre, solo alle volte!

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