Il condongueiro che ha condotto i ragazzi da Luanda a Kala Kala |
Sono tornata alla scuola delle cose rotte e ho trovato che per 14 ragazzi che la frequentavano da qualche anno era tempo di partire.
Saliti sul condongueiro, sono andati a Kala Kala, 50 chilometri da Luanda, la loro nuova casa, dove studiare, giocare a pallone e imparare un mestiere.
I frequentatori di questa scuola, i meninos de rua, ragazzi spesso senza famiglia e sempre senza una casa, partono con una piccola mochilla, uno zainetto. Dentro c'è tutto quello di cui un essere umano può avere bisogno per condurre un'esistenza dignitosa e nient'altro: tre camicie, un pantalone, un calzoncino, un completo da calcio, uno spazzolino da denti, una pasta dentifricia, una saponetta, dieci quaderni, un astuccio e la Bibbia.
Come sempre a questa scuola, che frequento senza pagare la retta, imparo più che all'Università di Roma dove la retta la pagavo, eccome!
Nella mia di mochilla quando viaggio, infilo cose insulse che sempre mi sembrano essenziali e poi scopro, al rientro, di non averle usate.
Andati loro, restano nella Casa Magone-Margarida di Sambizanga, solo pochi meninos che appaiono smarriti. La mancanza dei compagni si legge sui volti ma parlarne è proibito. Qui il dolore, la paura, il dispiacere, la tristezza, non sono cose che si raccontano, vanno intuite, è una regola non scritta.
Alcuni dei ragazzi partiti per Kala Kala |
Così leggo sul volto di Alexi che gli mancano i compagni e su quello di Cristiano che occorre pazientare, il prossimo anno toccherà a lui.
Finchè incontro il volto di Garcia e fa paura. Ha un occhio nero e gonfio, una tempia sanguinante, un grosso cerotto sulla spalla. Gli chiedo cosa sia successo e con quella voce roca che solo i bambini di strada di qui riescono ad avere (insieme ai nostri fumatori di ottant'anni), mi racconta che è caduto dalle scale.
Come fanno le bugie delle vittime ad essere uguali a Luanda, Londra, Roma e New York? Ecco qualcosa che accomuna chi è picchiato da un proprio caro o da un conoscente!
La versione dell'espancamento, prende forme e colori diversi nel corso della giornata, fino a quando qualcuno mi dice che devo pazientare, che la verità verrà a galla.
Qui si impara anche quella pazienza che in Africa è fondamentale per vivere, senza la quale non si va avanti e non si capisce nulla. Quella pazienza che è diventata un mantra nella mia testa "fica calma, Francesca" , spesso mi ripete la gente di qua. Allora me lo dico anch'io, mentre scruto il volto di Garcia, entrato ora a Casa Magone, al posto di qualcuno andato a Kala Kala, "fica calma" che fra qualche giorno uscirà la verità e Garcia inizierà il suo cammino.
Alla scuola delle cose rotte con il tempo, con la preghiera e con l'intuito si arriva fino al verde di Kala Kala, dove con la calma, si impara a dare al proprio futuro una forma.
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