Aspettando il Natale
Aspettando Natale, mentre nel mondo accadono cose importanti e c'è fibrillazione ovunque si guardi, nel ricovero per meninos de rua Magone/Margarida la vita scorre "placida".
In questa casa, caduta come un pezzo di Lego rosso dalle mani di un bambino gigante nel bel mezzo di uno slam luandese, il resto del mondo non è che un indecifrabile quadro astratto, un nebbioso sentito dire, una specie di miraggio smosso dal caldo.
Fino al minuto prima di mettere piede qui dentro credevo che la cosa davvero necessaria per una come me, una giornalista, fosse essere nel posto giusto al momento giusto, proprio lì dove la "storia" si svolge.
Ancora una volta credevo di sapere tutto e invece scopro che a certe latitudini la storia che muove il mondo, le guerre, le crisi economiche, i tornado persino o i terremoti, non sono che quel battito di farfalla dall'altra parte di mondo.
Da un posto come questo si scopre che le cose da raccontare stanno lì, dritte negli occhi di chi ti guarda con stupore perché dopo mesi non te ne sei ancora andato, non li hai lasciati come hanno fatto le loro stesse madri quando un giorno, distrutte o disperate o affamate, li hanno guardati per la prima volta con odio.
Questi ragazzi sanno di se stessi che non meritano niente, perché dal disprezzo di una madre, dal rifiuto di un padre, dalle botte, dalle torture, dagli avvelenamenti da parte di chi li ha generati e avrebbe dovuto amarli, non nasce certo l'autostima, piuttosto la paura, la commiserazione di se stessi, l'autolesionismo, la disillusione.
Chi sono loro per aspettarsi che qualcuno li consideri bambini veri, chi sono se non "porta sfortuna", "feiticos", piccoli esseri rifiutati dalle loro stesse famiglie?
Ecco allora nascere lo stupore quando si accorgono che qualcuno li considera. Quello stupore, che a ogni incontro mi avvolge tutta, è la linfa stessa della vita. Quello stupore è la cosa preziosa da preservare, è il seme del loro futuro, è la famosa cosa da raccontare, è la mia personale, sensazionale, breaking news!
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