venerdì 24 maggio 2013

Cercando la seconda laurea...


Alla Scuola delle cose rotte non si finisce mai di imparare. Mi domando se prima o poi, frequentandola, prenderò il diploma di "dottore presso l'Università della Strada". 

Don Gallo, pace all'anima sua, era Professore emerito presso una filiale della stessa Università, di cui si trovano sedi un po' in tutto il mondo, compreso dove uno non se lo aspetta, come a Stoccolma. Anche li, il ferro e fuoco di questi giorni ce lo stanno segnalando, ci sono poveri che vivono in strade povere, che anche se non sono sterrate è come se lo fossero.

Studiando, è piuttosto ovvio, si impara a riconoscere la materia di studio. Sarà per questo che ormai i miei professori, i meninos de rua, li riconosco a ogni latitudine con un colpo d'occhio. Facile! Commenterà lo scettico. Sono poveri, si vede subito che sono bambini di strada! 

Non è così. Loro passano a fianco della gente come ombre. Il loro spirito di sopravvivenza gli insegna come mimetizzarsi, così accade di incontrarli in un supermercato affollato o in una strada del centro, davanti a uno sportello di banca o ai lati di un ristorante, e di "attraversarli" come se fossero ectoplasmi. 

E' così, credo, che poi ti sfilano il portafoglio o il formaggio dalla busta della spesa o ti si parano davanti proprio all'ultimo istante, quando lo sportello della macchina sta per chiudersi e allora ti accorgi di loro che con gli occhioni da "pet" e la manina tesa, ti chiedono uno spicciolo e ormai non puoi far altro che darglielo.

Ecco io, da brava alunna, ora li vedo prima. Meglio, sono loro che mi inquadrano, anche in mezzo a una folla. Comincio a pensare che abbiamo lo stesso odore. Sono come cagnolini che annusano la mamma. Da giornalista a studentessa a mamma cagna il passo è stato così corto che ora quasi non ricordo l'altra vita. 

C'è così tanto da studiare con ognuno di loro che non credo mi basterà neanche questa di vita. Intanto prendo ripetizioni e chissà se prima o poi, dopo quella in scienze politiche, otterrò anche la laurea in "cose rotte che si riaggiustano"!



domenica 28 aprile 2013

A estrada para a vida: o sonho que se torna uma realidade para a criança de rua de Luanda



A estrada para a vida nao é so um projeto de um grupo de companheiros que acreditam num sonho, "o sonho de construir uma Angola mais digna, mais justa, onde cada criança e jovem tenha certeza do valor que ele pròprio incarna e possa sonhar e lutar para que suas ambiçoes e desejos se tornem realidade (Fulvia Boniardi - Voluntaria Vis em Angola)", mas è uma certeza, è algo em que acreditar.

A estrada, è aquela mesma que pega a criança abandonada, magoada de Luanda quando encontra os campanheiros desta viagem  "para a vida", os trabalhadores do VIS (Volontariato Italiano per lo Sviluppo), os Salesianos de Dom Bosco de Angola, os educadores e voluntarios e as instituçoes que fizerom tornar todo isso realidade, primariamente a Delegaçcao da Uniào Europeia em Angola e a INAC, Instituto Nacional da Criança. 


Ao longo desta estrada, hoje, depois quatro anos de trabalho, è possivel incontrar os meninos acolhidos nos Centros de Lixeira, Mota e KalaKala, mais também aqueles que ainda se encontram nas ruas de Luanda, a criança e os adolescentes mais vulneravéis, aqueles que precisam duma rede de protecçao social.

As estradas de Luanda sao cheias desta criança, destos jovens que vagueiam pelas ruas da cidade privados de tudo: familia, casa, estudo, amor, saude,…

"A pobreza e a esxclusào social em Angola - escrebe uma responsavel do projeto Tomasia Francisca Estevao Morais  - nào sao apenas resultados de 30 anos de guerra que o paìs sofreu, até mesmo as polìticas sociais que foram implementadas durante a colonizaçao e imediatamente apòs a independencia" elementos que de fato demonstram que a pobreza e a exclusào social jà estavam presentes. 

Hoje o Governo tem levado acçoes que visam melhorar as condiçoes e a qualidade da vida das crianças mas muito ainda è o trabalho que precisa fazer. 

Segundo os documentos oficiais as criança de rua sào em Angola um fenomeno dos anos 90, em particular do perìodo que começa com o reacender da guerra, em finais 1992. Em 2002, depois dez anos de guerra, ano em que foi assinado o acordo de paz, a nivel internacional, Angola era considerada "o pior Pais do mundo onde uma criança pode nascer". Na capital, Luanda, "a cada cem metros hà uma criança de rua, orfao ou mutilada de guerra" (Rélatorio UNICEF sobre a condiçao da Infancia em Luanda no 2002). 

Na cidade de Luanda, o KM-30, o Largo primeiro de Maio, o Mercado de Sào Paulo, o antigo mercado Roque Santeiro, assim como a rua dos Combatentes, o Parque dos Coqueiros, a Ilha e o Mercado dos Congoleses sào os locais onde normalmente encontram-se grupos de meninos. 

A idade dos meninos varia entre os 12 e os 20 anos. A maioria dos meninos sào naturais de Luanda, em particular dos bairros mais pobres mas uma boa percentagem vem das provincias como Malanje, Huambo, Bié.

As causas que fazem com que a criança saiam de suas casas para ir viver na rua sào varias: primariamente a desestruturaçao da familìa angolana, depois o fenòmeno sociocultural da fetiçaria

Muitos dos rapazes que vivem na rua foram "enxotados" de casa depois de terem sido acusados de fetiçaria e terem sofridos agressòes e maus tratos. O nivèl escolar destos meninos è muito baixo. Normalmente esta criança esta organizada em grupos. O consumo de drogas è comun nos meninos que vivem na rua.

Eles mesmos sào aqueles que encontraram "a estrada para a vida", projecto que utiliza a metodologia educativa salesiana, o sistema preventivo. Esto sistema foi escolhido pra este projecto e està a ser usado na abordajem com as crianças e os adolescentes vulneravéis e em risco.


mercoledì 20 febbraio 2013

Il violino di Leo



Leo ha la faccetta simpatica. Il sorriso largo, le sopracciglia ben definite, è tenero e furbo allo stesso tempo.

Lui era di quelli della Magone, che qui indica i meninos che nella casa di accoglienza ci vanno solo la sera a dormire per poi tornare al mattino sulla strada.  

Essere della Magone è come dire che sei uno "tosto", uno che non ha ancora mollato la strada, che dalla strada porta cose, da vendere in casa ai compagni della Margarida, quelli che invece al mattino restano in casa e seguono gli educatori nelle loro attività. 

Fuori si corre, si ruba, ci si droga e si spaccia, ma il fatto di tornare la sera è l'inizio del cammino.

Poi accade che quelli della Magone entrino nella Margarida, perché hanno capito che il giochetto di uscire e rientrare non li porta da nessuna parte.

Così anche Leo, che entrava e usciva e sembrava contento, un giorno uscendo ha visto che gli altri ragazzi andavano in classe ad ascoltare una volontaria suonare il violino

Per un istante è rimasto lì, dietro la porta, ad ascoltare. Questa cosa l'ha sconvolto, è scattato un clic nella sua testa. Forse Leo ha capito cosa si stava perdendo scegliendo la strada e ha chiesto ad Adjaime, il direttore della casa, di restare.

Ora Leo fa parte dei ragazzi che vogliono farcela. Oggi, mentre eravamo seduti in terra e mi teneva le mani strette perché gli avevo appena dato una caramella, Leo ha cominciato a raccontarmi la sua storia. 

Famiglia disastrata, padre che lo picchiava, la fuga in strada per salvarsi. Poi sulla Primero de Maio, la casa di questi bambini perduti, "chupava gasolina" e "fumava "djamba". 

L'ha fatto per quattro mesi. "Passa la fame, ti senti molle e stordito, poi quando cammini ti manca il respiro, senti i polmoni affaticati" racconta, fino al giorno in cui le note di un violino lo hanno portato fin qua!

martedì 19 febbraio 2013

La calma che conduce a Kala Kala

Il condongueiro che ha condotto i ragazzi da Luanda a Kala  Kala

Sono tornata alla scuola delle cose rotte e ho trovato che per 14 ragazzi che la frequentavano da qualche anno era tempo di partire.

Saliti sul condongueiro, sono andati a Kala Kala, 50 chilometri da Luanda, la loro nuova casa, dove studiare, giocare a pallone e imparare un mestiere.

I frequentatori di questa scuola, i meninos de rua, ragazzi spesso senza famiglia e sempre senza una casa, partono con una piccola mochilla, uno zainetto.  Dentro c'è tutto quello di cui un essere umano può avere bisogno per condurre un'esistenza dignitosa e nient'altro: tre camicie, un pantalone, un calzoncino, un completo da calcio, uno spazzolino da denti, una pasta dentifricia, una saponetta, dieci quaderni, un astuccio e la Bibbia.

Come sempre a questa scuola, che frequento senza pagare la retta, imparo più che all'Università di Roma dove la retta la pagavo, eccome! 

Nella mia di mochilla quando viaggio, infilo cose insulse che sempre mi sembrano essenziali e poi scopro, al rientro, di non averle usate.

Andati loro, restano nella Casa Magone-Margarida di Sambizanga, solo pochi meninos che appaiono smarriti. La mancanza dei compagni si legge sui volti ma parlarne è proibito. Qui il dolore, la paura, il dispiacere, la tristezza, non sono cose che si raccontano, vanno intuite, è una regola non scritta. 

Alcuni dei ragazzi partiti per Kala Kala
Così leggo sul volto di Alexi che gli mancano i compagni e su quello di Cristiano che occorre pazientare, il prossimo anno toccherà a lui.

Finchè incontro il volto di Garcia e fa paura. Ha un occhio nero e gonfio, una tempia sanguinante, un grosso cerotto sulla spalla. Gli chiedo cosa sia successo e con quella voce roca che solo i bambini di strada di qui riescono ad avere (insieme ai nostri fumatori di ottant'anni), mi racconta che è caduto dalle scale. 

Come fanno le bugie delle vittime ad essere uguali a Luanda, Londra, Roma e New York? Ecco qualcosa che accomuna chi è picchiato da un proprio caro o da un conoscente! 

La versione dell'espancamento, prende forme e colori diversi nel corso della giornata, fino a quando qualcuno mi dice che devo pazientare, che la verità verrà a galla. 

Qui si impara anche quella pazienza che in Africa è fondamentale per vivere, senza la quale non si va avanti e non si capisce nulla. Quella pazienza che è diventata un mantra nella mia testa "fica calma, Francesca" , spesso mi ripete la gente di qua.  Allora me lo dico anch'io, mentre scruto il volto di Garcia, entrato ora a Casa Magone, al posto di qualcuno andato a Kala Kala, "fica calma" che fra qualche giorno uscirà la verità e Garcia inizierà il suo cammino. 

 Alla scuola delle cose rotte con il tempo, con la preghiera e con l'intuito si arriva fino al verde di Kala Kala, dove con la calma, si impara a dare al proprio futuro una forma.