Accade in una città scintillante come Luanda di notte che, mentre esci da un locale dove era in corso l'inaugurazione di una mostra d'arte, un gruppo di bambini ti si avvicini all'improvviso facendo sbucare dal buio le loro faccine da cui spiccano solo il bianco degli occhi e dei denti.
Quando succede normalmente si sceglie di sbrigarsi a raggiungere la macchina, tanto più se in mano hanno una forbice e delle lattine tagliate, oppure di mettere mano al portafogli per dargli qualche spicciolo nella speranza che si accontentino e si allontanino in fretta.
A volte però, e ultimamente mi accade spesso, succede che dal buio, mentre intorno già sono circondata di bambini con i quali tento di parlare… perché per me altro non sono che "clienti" futuri di Casa Magone, qualcuno mi chiami per nome.
Ecco quel momento, quello in cui nella notte, mentre rincorro la mia vita fra un locale e l'altro, fra una cena e una mostra d'arte, sento pronunciare con una gioia mista a stupore "Francisca!", quello è l'unico, l'unico momento in cui mi sento davvero felice, perché so che c'è ancora qualcosa, qualche piccola cosa, che posso fare con quel nome.
Grazie Manusc per avermi ritrovata l'altra notte e per aver usato i due dollari che ti ho messo in mano per andare "de taxi" fino a Sambizanga, ancora
a Casa Magone, questa volte senza più scappare, spero!
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